2011/12/22

sembrava che il mare lo cullasse...






enrique villegas - porgy and bess. lado a (1986) [auf download klicken und dann auf playzeichen, falls er nicht mag...]


'quella notte, nel bel mezzo della burrasca, con quell'aria da signore in vacanza, mi trovò là, perso in un corridoio qualunque, con la faccia di un morto, mi guardò, sorrise, e mi disse: "vieni".

ora, se uno che su una nave suona la tromba incontra nel bel mezzo di una burrasca uno che gli dice "vieni", quello che suona la tromba può fare una sola cosa: andare. gli andai dietro. camminava, lui. io... era un po' diverso, non avevo quella compostezza, ma comunque... arrivammo nella sala da ballo, e poi rimbalzando di qua e di là, io ovviamente, perché lui sembrava avesse i binari sotto i piedi, arrivammo vicino al pianoforte. non c'era nessuno in giro. quasi buio, solo qualche lucina, qua e là. novecento mi indicò le zampe del pianoforte.

"togli i fermi," disse. la nave ballava che era un piacere, facevi fatica a stare in piedi, era una cosa senza senso sbloccare quelle rotelle.

"se ti fidi di me, toglili."

questo è matto, pensai. e li tolsi.

"e adesso vieni a sederti qua," mi disse allora novecento.

non lo capivo dove voleva arrivare, proprio non lo capivo. stavo lì a tenere fermo quel pianoforte che incominciava a scivolare come un enorme sapone nero... era una situazione di merda, giuro, dentro alla burrasca fino al collo e in più quel matto, seduto sul suo seggiolino - un altro bel sapone e le mani sulla tastiera, ferme.

"se non sali adesso, non sali più," disse il matto sorridendo. (sale su un marchingegno, una cosa a metà tra un'altalena e un trapezio) "okay. mandiamo tutto in merda, okay? tanto cosa c'è da perdere ci salgo, d'accordo, ecco, sul tuo stupido seggiolino, ci son salito, e adesso?"

"e adesso, non aver paura."

e si mise a suonare.

[...]

ora, nessuno è costretto a crederlo, e io, a essere precisi, non ci crederei mai se me lo raccontassero, ma la verità dei fatti è che quel pianoforte incominciò a scivolare, sul legno della sala da ballo, e noi dietro a lui, con Novecento che suonava, e non staccava lo sguardo dai tasti, sembrava altrove, e il piano seguiva le onde e andava e tornava, e si girava su se stesso, puntava diritto verso la vetrata, e quando era arrivato a un pelo si fermava e scivolava dolcemente indietro, dico, sembrava che il mare lo cullasse, e cullasse noi, e io non ci capivo un accidente, e novecento suonava, non smetteva un attimo, ed era chiaro, non suonava semplicemente, lui lo guidava, quel pianoforte, capito?, coi tasti, con le note, non so, lui lo guidava dove voleva, era assurdo ma era così. e mentre volteggiavamo tra i tavoli, sfiorando lampadari e poltrone, io capii che in quel momento, quel che stavamo facendo, quel che davvero stavamo facendo, era danzare con l'oceano, noi e lui, ballerini pazzi, e perfetti, stretti in un torbido valzer, sul dorato parquet della notte. Oh yes.'

alessandro baricco, novecento (1994).




alessandro baricco muss sich im namen getäuscht haben. der pianist, der irgendwann in den 40ern mitsamt dem kreuzer, der sein leben lang seine einzige heimat gewesen war, unterging, war wohl nicht jener novecento, der bariccos buch seinen titel gegeben hat. das porgy and bess-tape von enrique villegas jedenfalls klingt, als ob es ein halbes jahrhundert am meeresgrund geschlafen hätte, als ob jeder ton erst die immensen wassermassen durchdringen müsste, um ans tageslicht zu gelangen. unser verwöhntes ohr braucht ein paar minuten, um sich an die schäden zu gewöhnen, die wellen und wirbel an noten und akkorden anrichten.
wenn villegas spielt, gibt er den festen boden unter seinen füßen auf. da ist keine verlässliche basslinie, an der er sich festhält, während er gershwins melodien herbeizaubert wie niemand vor ihm. nur eine einzelne stimme, die eine geschichte zu erzählen hat. und in dieser geschichte aufgeht wie ein raffinierter geschichtenerzähler, sich verliert in ihr - wie novecento mitten im sturm. oh yes.

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